Secondo l’organizzazione mondiale della sanità i neonati dovrebbero essere allattati esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita per poi ricevere alimenti complementari continuando ad essere allattati fino a due anni o più (1). Ma cosa si intende per “essere allattati esclusivamente al seno”? L’allattamento di tipo esclusivo può essere definito come l’assunzione di nessun altro cibo o bevanda, nemmeno acqua, all’infuori del latte materno per i primi sei mesi di vita.
I neonati allattati esclusivamente presentano un rischio minore nell’insorgenza di malattie gastrointestinali e respiratorie (2), inoltre, la durata dell'allattamento al seno è associata ad un migliore sviluppo neurocomportamentale. Secondo una metanalisi del 2013, dal titolo “Long-term effects of breastfeeding” (Horta et al.,) la durata totale dell’allattamento e l’allattamento esclusivo al seno sono associati con un livello di QI più alto di 3,5 punti nei test di intelligenza (3). La possibilità che il miglior sviluppo neurocomportamentale sia dovuto all’azione dei componenti del latte materno è stata ampiamente discussa: studi clinici hanno già evidenziato l’importanza degli acidi grassi polinsaturi a catena lunga, noti come LCPUFA, tra cui l'acido arachidonico (AA) e l'acido docosaesaenoico (DHA) sugli effetti positivi dell'allattamento al seno (4). AA e DHA costituiscono gli LCPUFA predominanti del sistema nervoso centrale e vengono accumulati rapidamente nel tessuto cerebrale durante l’ultimo trimestre di gravidanza e i primi due anni di vita. Ma, sono soprattutto gli oligosaccaridi del latte umano (HMO) a fornire ai neonati l'acido sialico come nutriente potenzialmente essenziale per lo sviluppo cerebrale. L'allattamento al seno può quindi essere associato ad un aumento della concentrazione cerebrale di gangliosidi e sialoglicoproteine. L'acido sialico e gli acidi grassi polinsaturi a catena lunga (LCPUFA), in particolare l'acido docosaesaenoico (DHA), possono essere collegati ad un miglior sviluppo cerebrale. In uno studio del 2003, dal titolo “Brain ganglioside and glycoprotein sialic acid in breastfed compared with formula-fed infants” (Wang et al.,), sono stati analizzati campioni di corteccia cerebrale frontale di 25 neonati deceduti per sindrome della morte improvvisa infantile (Sudden Infant Death Syndrome – SIDS), di cui 12 erano stati allattati al seno, 10 con latte formulato, 1 con allattamento parziale, mentre di 2 non era noto il tipo di alimentazione. Dallo studio emerge che l’acido sialico legato a proteine negli allattati al seno aumenta progressivamente, presentando una correlazione positiva con l’età statisticamente significativa (p=0,025), cosa che non si verifica negli allattati artificialmente. Un altro fattore molto importante rispetto allo sviluppo cognitivo dei neonati riguarda maturazione della materia bianca mielinizzata. Come già specificato, il latte materno fornisce micro e macro-nutrienti, PUFA a catena corta e lunga, fosfolipidi, e ormoni che permettono l'assemblaggio e il mantenimento della guaina mielinica. Le carenze di queste sostanze nutritive possono determinare una mielinizzazione subottimale che può avere effetti neurocognitivi di lunga durata. E’ quindi interessante analizzare l’influenza dell’allattamento al seno, rispetto a quello artificiale, sullo sviluppo iniziale del cervello e sui risultati cognitivi successivi. Uno studio longitudinale del 2018 dal titolo “Early nutrition influences developmental myelination and cognition in infants and young children”(Deoni S. et al.) ha investigato l’effetto delle diverse pratiche di allattamento dei neonati sulla mielinizzazione precoce del cervello e sullo sviluppo cognitivo. È stata utilizzata la risonanza magnetica a riposo su bambini dai 4 mesi ai 6 anni di età per cui erano note le abitudini alimentari (allattati esclusivamente al seno per almeno 3 mesi; allattati esclusivamente in modo artificiale per almeno 3 mesi; allattamento misto). I risultati hanno dimostrato che l'allattamento esclusivo al seno per almeno 3 mesi è associato ad un miglior sviluppo di materia bianca e di mielinizzazione nelle regioni frontali del cervello. Gli autori dello studio hanno riscontrato anche rapporti positivi tra la microstruttura della materia bianca e la durata dell’allattamento al seno anche in diverse regioni del cervello che sono anatomicamente compatibili con i miglioramenti osservati nelle misure delle prestazioni cognitive e comportamentali, più specificamente il linguaggio espressivo, la reazione visiva e le abilità motorie delicate. Date queste importanti premesse, ci sono diversi articoli che dimostrano che i neonati allattati con latte artificiale mostrino abilità cognitive ridotte rispetto ai bambini allattati al seno (7). Attualmente ci si chiede quindi come poter colmare questo gap tra bambini nutriti con latte artificiale e bambini nutriti con allattamento materno. La componente più rilevante riguarda sicuramente il gruppo di carboidrati non digeribili noti come oligosaccaridi del latte umano (HMO), terzo componente predominante nel latte materno (8). Degli oltre 150 HMO identificati finora, il 2-fucosillattosio (2'FL) sembra essere il candidato più promettente ad influenzare positivamente le capacità cognitive infantili. Studi su animali hanno rivelato che l'esposizione a 2’FL ha migliorato i risultati cognitivi dell'apprendimento, della memoria e dell'attenzione nei roditori (9, 10). Ciò può essere attribuito a diversi meccanismi. Infatti, l’obiettivo di uno degli studi più recenti dal titolo “Human milk oligosaccharide 2’- fucosyllactose links feedings at 1 month to cognitive development at 24 months in infants of normal and overweight mothers”(Berger et al.) è stato quello di cercare d determinare l'influenza di 2'FL presente nel latte materno sullo sviluppo cognitivo infantile rispetto alla frequenza dell’allattamento. In questo studio di coorte su 50 madri e i loro bambini, i ricercatori hanno analizzato la composizione del latte materno e la frequenza dell’allattamento dal primo al sesto mese. Lo sviluppo cognitivo è stato misurato a 24 mesi usando la scala Bayley-III. Lo studio ha dimostrato che la quantità di 2'FL nel latte materno nel primo mese di alimentazione era correlata a punteggi di sviluppo cognitivo significativamente più alti nei bambini entro i 2 anni. La quantità di 2'FL nel latte materno a 6 mesi di alimentazione non era correlata ai risultati cognitivi, indicando che l'esposizione precoce potrebbe essere più vantaggiosa. In conclusione, risulta importante il potenziamento del supporto alla neomamme, in una società in cui si cerca ancora di limitare la durata e la frequenza dell’allattamento e si presta ancora attenzione alla distanza temporale tra una poppata e l’altra. La conoscenza della fisiologia permette di leggere la relazione tra mamma e bambino con più cognizione di causa evitando consigli o valutazioni che non sono aderenti alla realtà. Ecco perché è importante la promozione di una consulenza con più di un professionista: ostetrica per la conoscenza della fisiologia e psicologica, per fornire sostegno emotivo e motivazionale. Per le donne che, invece, a causa di specifiche problematiche, non sono in grado di allattare al seno o possono farlo solo a breve termine, le attuali ricerche sugli effetti degli oligosaccaridi, e nello specifico di 2'FL, potrebbero risultare indispensabili per migliorare la qualità del latte formulato come supporto per lo sviluppo cognitivo dei neonati. Se sei in dolce attesa e vuoi prepararti a vivere la tua esperienza di allattamento puoi considerare il corso "Io posso allattare" a cura dell'Ostetrica Sara Menzione. Bibliografia
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AutoreDott.ssa Ilaria Giangiordano Archivi
January 2022
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