Mi piacerebbe iniziare questo racconto sottolineando quanto la mente può governare il corpo, in un momento come il parto in cui è davvero facile farsi prendere dal panico.
Inoltre, la presenza del mio compagno è stata fondamentale e abbiamo vissuto il momento come se si trattasse di un viaggio, un viaggio per incontrare il nostro bambino. Un viaggio insieme, non troppo diverso da quelli che abbiamo fatto in giro per l‘Europa, con lo stesso entusiasmo di vedere e conoscere ma nettamente più speciale. Era un sabato mattina quando ho iniziato ad avere delle piccole perdite ma non avevo associato questo evento alla rottura del sacco, quindi la mia giornata è andata avanti come se nulla fosse fino al pomeriggio. Avevo, infatti, una visita con tracciato ed è stato proprio in questa occasione che il ginecologo mi annuncia che quelle perdite erano dovute alla rottura del sacco. Mi comunicano che a seguito di questo evento, di lì a poco, mi avrebbero ricoverata e se durante la notte non si fosse avviato il naturalmente il travaglio, al mattino mi avrebbero indotto il parto. E così, dopo una notte senza nessun accenno di contrazioni, alle 5 del mattino decidono di indurmi il parto. Ricordo di aver deciso che non mi sarei fatta prendere dal panico, anzi ho chiesto all’ostetrica se potevo avere un caffè, avevo deciso di affrontare gli eventi così come sarebbero arrivati e di riposare il più possibile per conservare anche la più piccola energia che mi sarebbe servita per aiutare il mio bimbo a venire alla luce. Non ho mai dimenticato, neanche per un attimo, che per l’incontro più importante della mia vita non avrei sofferto soltanto io, ma anche il mio bimbo avrebbe fatto tanta fatica e questa è stata la prima volta che mi sono sentita Mamma! Così a partire dalle 8 e mezza sono iniziate le prime contrazioni. È stato questo il momento in cui la respirazione imparata durante il corso si è rivelata fondamentale. La cosa positiva era che il dolore che provavo nonostante potesse crescere e diventare a mano a mano più forte, non c’era una volta in cui, dopo un minuto, non passasse del tutto. Questi intervalli mi hanno permesso di interagire con il mio compagno e quindi distrarmi tantissimo con le nostre canzoni in sottofondo che non dimenticherò mai. Tutto è stato molto gestibile fino alle ore 10 momento in cui sentivo che la distanza tra le contrazioni si faceva sempre più breve. Ero posizionata su un fianco, dormo così da sempre e questa posizione mi ha aiutata tanto, nel frattempo il mio compagno contava per me i respiri durante le contrazioni. Io lo avvisavo dell’inizio delle contrazioni e lui mi aiutava a gestire la respirazione, per 4 secondi inspiravo con il naso e per 8 secondi espiravo con la bocca così come avevo imparato durante il corso. La respirazione mi ha permesso di gestire il tempo, rimanere calma e non irrigidirmi. Ad ogni contrazione, come mi ha insegnato Ilaria pensavo “una di meno!” e chiedevo al mio compagno di ripetermelo, perché avevo bisogno di sentirmelo dire per rilassare il mio corpo al massimo, prendere tutta la contrazione e non rifiutarla. Con grande sorpresa, mia e delle ostetriche, alle 10 e 30, mi comunicano di essere a dilatazione completa e si raccomandano con me di non iniziare a spingere. Vengo portata in sala parto di fretta e furia e una volta sul lettino, dopo un paio di tentativi, un’ostetrica molto brava mi ha dato degli ottimi consigli per ottimizzare la spinta. Dopo 5 spinte seguendo alla lettera i consigli fondamentali dell’ostetrica il nostro bambino alle 11:06 è nato. La Fatica e il Dolore nella vita non vengono mai associati a belle esperienze, tutti noi desideriamo di nn doverci mai avere a che fare e il più delle volte scappiamo e li evitiamo in tutti i modi. Io oggi posso dire che sono la parte essenziale della mia gioia più grande e ora le guardo da un altro punto di vista.
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AutoreDott.ssa Ilaria Giangiordano Archivi
January 2022
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