Sapevo che quella notte avrei dato alla luce mia figlia.
La mattina di quel sabato, ogni ora, ascoltavo le onde che il mio corpo mandava. Lea stava aprendo insieme a me il varco per entrare in questo mondo. La mia terza figlia. La maternità a 40 anni, dopo 18 anni dall'aver avuto Martina e 19 dall'aver avuto Chiara. Arrivata in ospedale alle 00.30 di domenica 13 Gennaio. Ricordo il silenzio malinconico che c'è solo negli ospedali. In sala mi visita un'ostetrica assonnata e mi comunica che sono dilatata di 6 cm. In quel momento esatto si rompono le acque, naturalmente, come se fosse proprio il momento giusto. È stata una sensazione bellissima (visto che nei precedenti parti è intervenuta la mano medica). Subito intravedo una ginecologa, assonnata anche lei, che inizia a parlare con l'ostetrica per somministrare ossitocina. Sbarro gli occhi subito e comunico il mio rifiuto a tale prassi generando disappunto nella ginecologa. Noncurante e sostenuta dal mio compagno, mi portano in sala parto (ovviamente vado con le mie gambe) con contrazioni ogni 5/6minuti. Una sala parto bellissima e iper accessoriata. Palla, seggiola, poltrona, vasca, corda ecc... Non ho usato nulla. Inizio il mio travaglio in piedi appoggiata ad una sedia per sfruttare la forza di gravita. Sentivo Lea spingere e continuavo a perdere liquido amniotico. A ogni contrazione sentivo perfettamente che tutto il mio corpo lavorava in modo naturale per dare alla luce la nuova vita. Il respiro e la visualizzazione di ciò che stava accadendo sono stati fondamentali per accogliere quel dolore che ad ogni minuto diventava più dolce. La consapevolezza del mio corpo e di quello che fisicamente e biologicamente stava accadendo mi ha permesso di arrivare a 9 cm. L'ostetrica mi suggerisce di salire sul lettino da visita per controllare la dilatazione. In quella posizione ero a disagio e scomoda. Non sentivo. Così, subito dopo aver stabilito che ero a 10cm scesi dal lettino e mi misi accovacciata per consentire alla bimba di scendere ancora di più nel canale del parto. Poco dopo risalgo, obbligata, sul lettino. Rifiuto episiotomia e ossitocina. Voglio fare da sola. Ecco che la testa di Lea è fuori. Il papà la vede bionda e dolcissima. Ancora due spinte e alle ore 03.15 è nata. Senza lacerazioni, senza medicalizzazione, senza episiotomia e ossitocina. È stata una grande vittoria per me poter contare solo sulle mie capacità. Ho messo in pratica ciò che per qualche mese ho studiato e su cui mi sono concentrata: la consapevolezza del corpo, il respiro e le visualizzazioni di un parto positivo. Ogni donna può farlo con le conoscenze giuste e una grande fiducia in se stessa.
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AutoreDott.ssa Ilaria Giangiordano Archivi
January 2022
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