Me la ricordo quella notte, le contrazioni non mi lasciavano per più di 5 minuti ormai da qualche ora... letto , sedia, squat, cronometro alla mano... alle 2:33 decidiamo di andare. Arrivati in ospedale l’ostetrica ci dice che sono a 4 cm e che mi ricoverano perché probabilmente la mattina avremmo conosciuto il nostro amore. Proprio così non è andata. Il tracciato scandiva con il battito del nostro piccolo i secondi infiniti di quella notte, le contrazioni non erano regolari .
Io non lo so spiegare quanto quel dolore fosse profondo... ma quanto fosse meraviglioso avere vicino a me mio marito e condividerlo visceralmente con lui, quello si. Era un dolore meraviglioso. Cercavo di rilassarmi e di fare gli esercizi che con te, Ilaria, avevamo imparato. Così è trascorsa la nostra ultima notte soli... io e mio marito. Io e il bambino. È giorno... ci spostano in quella che poi sarà la mia stanza... arrivano mia mamma, le mie sorelle e mia suocera... io faccio squat ininterrottamente ai piedi del letto. La dilatazione procede ma le contrazioni sono irregolari. Ricordo bene il momento in cui l’ostetrica mi ha detto “ci prepariamo per andare di là”. Quella porta verde (sala Travaglio e sala parto) è ancora un tuffo al cuore... tante volte passando lì davanti ho viaggiato con la mente ed è arrivato il giorno in cui sono entrata... tanta emozione... la paura non era molta.. ero felice. Alle 11:06 ho una foto sul tappetino mentre facevo il rilassamento con le mani tra i capelli... probabilmente lì iniziava la parte più dura e da lì la prossima foto è stata di noi 3. I ricordi iniziano a farsi vaghi... una cosa ce l’ho bene a mente grazie alla meravigliosa equipe che mi supportava... mi sentivo a casa. Non era l’ospedale con i medici... erano le persone che mi vogliono bene che aspettavano con me. Si prevedeva più veloce e soprattutto più semplice ma lo rifarei mille volte... Verso le 14 l’ostetrica diceva che ci eravamo quasi mancava poco la testa si sentiva. Eravamo vicini al blackout... si il momento in cui la mia mente ha scollegato tutto. Ricordo che ho pensato di morire dal dolore. La presenza costante e mai invadente delle persone che erano in quella stanza mi ha fatto sentire capita in quel dolore immenso... e credo che questo abbia contribuito molto a rendere il mio parto meraviglioso. È arrivato il momento di salire sul lettino da parto. Ho pensato più volte di essere vicina al collasso... invece è arrivata una forza che non immaginavo di poter avere... ci ho messo tutta me stessa. Poi è successo. È successo. È successo!! E io non ho capito più nulla... eravamo noi 3 mi veniva da piangere e poi da ridere. Erano le 16.45... l’orario in cui è arrivata la FELICITÀ. E potrei continuare per ore a scrivere di quella notte, quella mattina, quel pomeriggio indimenticabili ed indelebili nella mia mente e nel mio cuore, spero, per tutta la vita. GRAZIE Ilaria per aver contribuito a questo meraviglioso ricordo.
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Come spiega il noto ostetrico francese Michel Odent, nel suo libro “Nascere nell’era della plastica”:
“Oggi siamo in grado di comprendere che esiste un dolore fisiologico durante il parto, ma anche un sistema fisiologico di protezione dal dolore. Il punto decisivo è che i componenti di tale sistema di protezione dal dolore svolgono diversi ruoli, oltre all’effetto analgesico: in altre parole, il dolore è parte integrante dei processi fisiologici. Dalla fine degli anni Settanta sappiamo che i mammiferi in generale, e le donne in particolare, controllano il dolore del parto liberando sostanze della famiglia della morfina, comunemente chiamate endorfine, e questo meccanismo è appunto uno dei componenti del sistema fisiologico di protezione dal dolore. Nello stesso periodo siamo venuti a sapere che queste endorfine stimolano la secrezione di prolattina, l’ormone dell’accudimento materno o del maternage e l’ormone chiave della lattazione. Ora è quindi possibile interpretare la catena di avvenimenti, che inizia con il dolore fisiologico del parto e conduce alla liberazione di un ormone considerato necessario per la secrezione del latte: ogni tentativo di eliminare in modo elettivo il dolore, neutralizza l’insieme della catena. La riduzione dell’attività della neocorteccia è un altro componente di questo sistema di protezione. Quando la neocorteccia è a riposo, il dolore non viene integrato a livello del sistema nervoso centrale come in altre situazioni. In base a un simile cambio di paradigma, il primo obiettivo non dovrebbe essere quello del parto indolore, quanto piuttosto quello di rendere il parto più facile possibile, in modo da ridurre il bisogno di assistenza farmacologica. Quando il parto è rapido e facile, dev’esserci per forza un buon equilibrio ormonale e il dolore viene controllato dal sistema fisiologico di protezione. Ancora una volta, arriviamo alla conclusione che è necessario riscoprire quali siano i bisogni fondamentali della donna quando partorisce.” Come si inserisce allora l’Hypnobirthing in questo sistema fisiologico di protezione dal dolore? Innanzi tutto è importante comprendere che i nostri corpi sono progettati per produrre ossitocina, che rende la nascita efficiente, e endorfine, che rendono confortevole la nascita, a patto che le nostre menti siano in un luogo calmo, sicuro e armonioso. Tutto ciò che dobbiamo fare quindi è lasciar andare le paure, le preoccupazioni e i pensieri negativi che abbiamo acquisito sulla nascita, quindi mettere a riposo la neocorteccia. Questo è il motivo per cui l’Hypnobirthing funziona molto bene. Ogni volta che pratichi le tecniche Hypnobirthing ti stai lasciando andare, ti stai rilassando - permettendo al tuo corpo di partorire in modo naturale, comodo e facile. |
AutoreDott.ssa Ilaria Giangiordano Archivi
January 2022
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